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AGONIA DEL CALCIO DILETTANTISTICO ED IL PALLONE ROTOLA A FATICA

2/5/2016
Il calcio dilettantistico é malato di megalomania, sta morendo nella generale indifferenza e per guarire deve tornare con i piedi per terra.Un primo fattore é certamente la mancanza di risorse economiche non coperte certamente dagli introiti provenienti dai biglietti per le partite. Esistono presidenti generosi, ma i costi sono esorbitanti ed insostenibili.Spese per trasferimenti, campi, ingaggi, iscrizioni, materiali da gioco, senza contare le accise per luce ,acqua e gas. Il secondo fattore é la scelta delle Società relativamente ai calciatori ed agli allenatori. Calciatori che passano dalla Lega Pro alla D o in Eccellenza e Promozione con ingaggi da capogiro, che troppe volte sul campo si trovano ad essere indisponenti disputando partite imbarazzanti. Allenatori strapagati che in passato hanno ottenuto buoni risultati, sono oggi sul viale del tramonto, demotivati, frustrati perché dimenticati da sodalizi importanti, fuori dal gioco per mentalità, in una condizione psicologica che non permette di ottenere grandi risultati. Essi cercano di imporre il loro gioco e pateticamente si affannano ad ottenere il loro riscatto che quello della squadra che allenano. Eppure tutte le Società vogliono vincere. Visto questo andazzo risulta a tutti chiaro che l'autofinanziamento non basta e quando certe Società si ritrovano senza soldi , con la paura di non poter più sostenere i costi sempre più alti, talune, sembrerebbe, ricorrono al sistema delle sponsorizzazioni gonfiate ed altre non pagano più nessuno. E come se tutto ciò non bastasse il calcio dilettantistico diventa sempre più povero negli aspetti tecnico-tattici, e si assiste sempre più spesso ad uno spettacolo che non presenta aspetti di divertimento, ma più spesso ad una battaglia con contenuti simbolici per i contendenti. Ho fatto questa dura premessa , necessaria ad evidenziare che qualsiasi soluzione interpretativa si voglia dare, non si risolvono certamente i problemi di fondo, ma serve solo a poter immaginare assetti societari più funzionali e seri, non seriosi, ed al loro funzionamento, che possano concernere la compatibilità con il dilettantismo, tale da tutelare i diritti dei calciatori, degli allenatori, dei creditori, dei tifosi e quant'altri , in relazione alle vicende di crisi che hanno riguardato e riguardano anche importanti Società da cui emergono vere e proprie contraddizioni. Ora, parafrasando un personaggio di cui non ricordo il nome, se vogliamo aderire alla locuzione il gioco "DEL CALCIO" , utilizzando un approccio di tipo semantico, dovremmo analizzare sia il termine gioco sia il modo di dire del grande giornalista Gianni Brera che chiamava il calcio " ATTIVITA' PEDATORIA ", dove il senso di una partita di calcio doveva vedere ventidue giocatori che divertono e si divertono a raggiungere l'obiettivo, cercando di calciare in porta la palla per ottenere la vittoria della propria squadra. Certo, la vittoria, che porta gioia e divertimento, ma a certe condizioni, non certo quelle di " ripulire " le casse della Società di appartenenza. Per finire, credo che lanciare ragazzi giovani, possibilmente del territorio e lavorare su di essi sia l'obiettivo principale che si debba porre il movimento dilettantistico e se non si cambia registro vedremo sempre più dirigenti girare con il lacrimatoio nelle mani, come quello che nell'antica Roma usavano le prefiche, donne pagate per far parte in cortei funebri ed intonare canti di elogio del defunto, accompagnati da grida di dolore, pianti e gesti di disperazone ed avverarsi sempre di più l'espressione latina di Cicerone " MALA TEMPORA CURRUNT ".

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