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GIOIELLINI DI CASA NOSTRA : MATTEO PERSIANI

19/4/2016
Ci possono essere molte ragioni per cui un giovane calciatore non riesce ad emergere, scetticismo, miopia e presunzione di cui sono permeati troppi dirigenti calcistici, qualcuno poi cade nel gorgo di finti e fittizi procuratori che coi loro raggiri procurano danni ai ragazzi ed alle loro famiglie, e lì inizia il Purgatorio , se non l'Inferno dei giovani calciatori. Fatta questa premessa , io non ho la pretesa di " scardinare " il sistema calcio o la " casta degli indifferenti ", ma, raccontando la storia di Matteo Persiani, penso solo di fare cosa gradita e di dare speranza a quelle tantissime persone " pulite " che orbitano intorno al " pianeta calcio giovanile ".
Matteo, classe 2000 , di Busto Arsizio, inizia a tirare i primi calci nel CAS di Sacconago, proprio a due passi da casa, per approdare poi al sodalizio granata del Torino Club di Gallarate, , alla corte di quel Guru del calcio giovanile che é Vittorio Praderio. Nel club di Gallarate il ragazzino sviluppa in modo esponenziale le sue doti fisiche calcistiche e psicologiche, tanto da essere notato e tesserato dai biancoblu della Pro Patria. Matteo con i tigrotti bustocchi non gioca tutte le partite, perché bloccato da un infortunio. Qui alcuni addetti ai lavori ne elogiano le doti ed altri si contrappongono a tale giudizio. A fine stagione non viene riconfermato, torna col roster granata gallaratese, dove rimane per due stagioni, per accettare di accasarsi all'Union Villa Cassano che milita nell'Eccelenza Lombardia Girone A, con la squadra degli Allievi Regionali A, dove si mette in mostra giocando tutte le partite nel ruolo di difensore centrale. Tutto questo avviene nella indifferenza di chi dovrebbe seguire con più dedizione quei pochi ragazzi di valore che ormai giostrano dalle nostre parti. Ma tant'é così va il calcio.
Con questo, non voglio affermare che Matteo, bravo ragazzo dalla faccia pulita, si sia trasformato da brutto anatroccolo in un cigno, che sia diventato più rapido, più veloce e che abbia imparato a dribblare come Messi. Dico però che da talentino incompreso é diventato un giovane calciatore di temperamento, uno che non si tira mai indietro quando c'é da battagliare, tanto da trasformare la sua fisicità anche in un'arma tattica. Non é il fighetto come se ne vedono tanti, forse troppi a quelle latitudini, é concreto , determinato e concentrato, addirittura " cattivo ", ma in lui emergono anche capacità tecniche, gran colpo di testa e lancio lungo e preciso su tutte. Ora non voglio affermare, e qui mi ripeto, che Matteo sia diventato un " purosangue ", ma non é neppure un caso se le sue doti hanno destato l'interesse di qualche club professionistico, forse un po' più " illuminato " di altri, così da zittire scettici e gufi. E per questa piccola rivincita Matteo non deve ne dovrà ringraziare nessuno, perché bisogna ammettere che il merito é tutto suo, pur in un mondo del calcio dove troppo spesso si ricompensano più spesso le apparenze che non il merito vero. E' il lieto fine di una favola che sembrava spezzata.

Vittorio Patruno.

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